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Editrice La Scuola
Una nuova fase industriale
Dal 1870 si assistette a un nuovo sviluppo economico e sociale che diede il via alla seconda rivoluzione industriale.
L’ingegnere statunitense William Le Baron Jenney (1832-1907) realizzò a Chicago i primi grattacieli a struttura metallica.
La società diventa di massa: si consumano gli stessi prodotti, si partecipa agli stessi avvenimenti.
Tra il 1860 e il 1880 una serie di scoperte portarono alla realizzazione di macchinari in grado di produrre corrente elettrica dal movimento di un corpo all’interno di un campo magnetico.
La rivoluzione della luce
Invenzione della lampadina da parte dell’americano Thomas Alva Edison nel 1879.
Gli effetti della luce elettrica:
Ci furono nuove innovazioni tecnologiche anche nel campo della comunicazione dei messaggi.
Nuove forme di comunicazione
Nel 1844 l’americano Samuel Morse mise appunto il telegrafo elettrico: un apparecchio che trasmetteva a lunga distanza segnali elettrici per mezzo di cavi metallici.
I cavi telegrafici furono messi anche sul fondo del mare e collegarono Europa e America.
Per trasmettere il messaggio si utilizzano impulsi di diversa lunghezza, punti e linee, secondo un codice convenzionale, il cosiddetto alfabeto Morse.
L’invenzione del telefono permise la trasmissione a distanza della voce. Il primo apparecchio fu messo a punto nel 1857 da Antonio Meucci, italiano emigrato in America. Ma il brevetto porta il nome dello scozzese Alexander Graham Bell.
Nel 1827 fu creata la prima fotografia.
Furono i fratelli Lumière, Louis-Jean e Auguste a perfezionare la macchina di Edison. Il loro apparecchio permetteva di proiettare le immagini su uno schermo per una visione collettiva.
La settima arte
I primi film erano semplici riproduzioni di situazioni quotidiane.
Poi il cinema iniziò a raccontare storie e il cinema divenne la forma d’arte tipica del XX secolo.
Nel 1892 ci fu il passaggio dalla fotografia alla pellicola cinematografica. Edison inventò un apparecchio in cui si potevano vedere scorrere 16 immagini al secondo senza accorgersi della discontinuità.
Il taylorismo (o organizzazione scientifica del lavoro) si fonda su 4 principi generali:
Il taylorismo
Per organizzare il lavoro occorrono persone diverse da chi lo esegue: i dirigenti.
Le fabbriche si trasformarono con la divisione del lavoro e le definizione precisa delle mansioni degli operai (che ripetono sempre le medesime azioni in tempi sempre uguali).
L’ingegnere americano Frederick Winslow Taylor (1856-1915) fu il primo ad analizzare in maniera sistematica le caratteristiche dell’organizzazione aziendale.
Secondo Taylor il processo di produzione viene scomposto per:
La scomposizione del processo produttivo
organizzare e fissare i movimenti da compiere e i tempi.
Il lavoro viene organizzato sotto forma di catena di montaggio.
Si ottennero quindi 2 risultati:
organizzare secondo criteri di efficienza produttiva e non in modo gerarchico.
I salari dipenderanno dal lavoro svolto e dai risultati ottenuti: “lavoro a cottimo”.
Henry Ford fondò la Ford Motor Company nel 1903. Ford era convinto che alzando i salari degli operai si sarebbe reso disponibile più denaro per gli acquisti, aiutando così la crescita economica del paese.
Le officine Ford
La prima catena di montaggio fu istallata nelle officine automobilistiche Ford di Detroit, negli USA.
Così venne prodotta la prima automobile di serie, il “modello T”. Furono prodotte 15 milioni di Ford T tra il 1908 e il 1927. Gli americani la chiamarono “la vecchia Lizzie”.
I fratelli ingegneri Wilbur e Orville Wright realizzarono un volo a 3 metri dal suolo per circa 36 metri per 12 secondi. Era il 17 dicembre 1903: è la nascita dell’aeronautica moderna.
La conquista dei cieli
In ambito militare gli aerei vennero dotati di mitragliatrici. Era nata l’aviazione militare.
Nel 1908 il conte Zeppelin mise a punto il dirigibile.
Tra il 1870 e il 1914 la produzione industriale crebbe di circa 4 volte.
Si ebbero però due momenti distinti di recessione e espansione.
Una prima fase di depressione (1873-96).
I contemporanei definirono “la grande depressione” (definizione che però passò alla storia per la grave crisi economica del 1929).
Tra espansione e recessione
Le industrie meno competitive fecero fallimento.
La causa principale fu la sovrapproduzione industriale e agricola:
Come reazione alla crisi gli Stati decisero di abbandonare il modello del libero scambio a favore del protezionismo.
Una seconda fase di rapido sviluppo (1896-1914).
Crescita delle dimensioni aziendali
e concentrazione aziendale.
Cartelli: accordi tra le imprese per determinare prezzi ed eliminare la concorrenza.
Trust: fusione di imprese dello stesso ramo produttivo per dominare il mercato.
Un nuovo capitalismo
Capitalismo monopolistico: poche imprese assunsero il controllo del mercato.
Borsa: il mercato dove si decide il prezzo delle azioni delle aziende.
Interazione tra
capitale finanziario
e imprese
Capitalismo finanziario: gli interessi di banche e imprese si intrecciano. Nascita delle holding: una società finanziaria controlla un gruppo di imprese.
La seconda rivoluzione industriale
fece crescere il numero
della popolazione mondale:
da 1 miliardo e 200 milioni nel 1850 a 1 miliardo e 650 milioni nel 1914
Nei Paesi più industrializzati la popolazione diminuì.
Il boom demografico
Più sviluppo significò meno popolazione
Per la prima volta diminuì la mortalità e anche la natalità:
Nei Paesi più arretrati il numero di abitanti aumentò.
Un passo importante in medicina fu la comprensione dell’importanza dell’igiene.
La medicina moderna
Il batteriologo tedesco Louis Pasteur (1822-95) dimostrò che erano i microbi a diffondere le malattie. Preparò un vaccino conto la rabbia (1885), una malattia che si trasmette all’uomo dal morso degli animali.
Nel 1897 iniziò la produzione del farmaco
più diffuso al mondo: l’aspirina.
In chirurgia iniziò l’uso dell’anestesia con l’etere dietilico. Nella lotta al dolore le case farmaceutiche introdussero nuovi farmaci e nuove droghe, come la morfina, l’eroina (prodotti dalla Bayer) e la cocaina.
L’emigrazione dall’Europa verso gli Stati Uniti della fine del XIX secolo fu un fenomeno senza precedenti e mai più eguagliato.
Furono 55 milioni gli europei che emigrarono negli Stati Uniti.
La maggior parte, circa 21 milioni partirono tra il 1870 e il 1900.
L’emigrazione dall’Europa
A causa della grande depressione e della crisi industriale e agricola, negli Stati dell’Europa centro-orientale i lavoratori delle campagne si trovarono senza lavoro. Per sopravvivere emigrarono: